Periodico sulle tendenze dell’Economia

Studio Srm Sulla Filiera Delle Costruzioni

La competitività della filiera costruzioni, soprattutto nel Mezzogiorno, si gioca vincendo le sfide della sostenibilità e dell’innovazione

➢ Il valore aggiunto del settore in Italia è di 99,3 mld € al 2023, con un peso del 5,3 per cento sul Pil e che arriva al 10,5 per cento con gli effetti indiretti ed indotti.

Il settore occupa 1,78 milioni di persone, il 6,8 per cento sul totale ed oltre il 12 per cento se si considera tutta la filiera.

Nel Mezzogiorno il settore pesa sull’area l’11,6 per cento in termini di valore aggiunto ed il 13,3 per cento in termini di occupazione. In Campania il valore aumenta ancora: 12,3 per cento e 14 per cento.

In termini di imprese il settore vanta 223,6 mila imprese al Sud (il 30 per cento del dato nazionale), delle quali il 31 per cento in Campania.

Il Moltiplicatore: SRM stima che nel Sud, per ogni 100 € spesi nel settore si generano 128,5 € di valore aggiunto (tra effetto diretto, indiretto e indotto), più della media nazionale (Italia 115,6 €, Campania 123,1€).

Secondo una Survey di SRM più di una impresa su tre, nel Sud, investe in digitale (39,5 per cento in Italia), alimentata anche dal forte rapporto con i poli di ricerca sul territorio.

Il 28 per cento delle imprese investe in sostenibilità, in linea con la media Italia. Tra le principali motivazioni ci sono il miglioramento delle performance aziendali (63 per cento ) e l’adeguamento alla domanda di mercato (60 per cento ). Ciò conferma una crescente maturità strategica delle imprese della filiera.

Napoli, 10 giugno 2024 – SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) ha presentato oggi a Napoli la ricerca «La filiera delle Costruzioni tra innovazione, sostenibilità e prospettive di crescita», nuovo numero e decima edizione della collana “Un Sud che Innova e Produce” che dal 2013 analizza le forze produttive endogene del Mezzogiorno in un’ottica proattiva e sostenibile.

L’evento, organizzato con ACEN e ospitato dall’Associazione presso la nuova sede di Palazzo Ruffo della Scaletta, è stato aperto dai saluti istituzionali del Presidente Angelo Lancellotti.

A seguire Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, ha presentato la ricerca descrivendo i principali dati socio-economici delle Costruzioni nel contesto geoeconomico, competitivo e innovativo: uno scenario in cui le imprese del settore si confrontano con i vincoli e le opportunità derivanti dagli obiettivi europei di sostenibilità ed efficienza, come emerge anche dalle risultanze di una Survey rivolta a 700 aziende edili di cui 300 localizzate nel Mezzogiorno.

Salvio Capasso, Responsabile Imprese & Territorio SRM, ha poi illustrato le grandi trasformazioni economiche, ambientali e sociali che stanno interessando la filiera, soprattutto meridionale, tra cui riqualificazione energetica, rigenerazione urbana, digitalizzazione, impiego di nuove tecnologie e nuovi materiali.

Ne hanno discusso – moderati da Nando Santonastaso, editorialista economico de «Il Mattino» – Marco Ferretti, Professore di strategia e imprenditorialità Università degli Studi di Napoli

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Parthenope, Giuseppe Nargi, Direttore regionale Intesa Sanpaolo e Giuseppe Tripaldi, Coordinatore aree tematiche Federcostruzioni.

Ad arricchire il confronto il focus con le startup innovative del settore e le testimonianze di Vito Leonardo Chiechi, Fondatore e amministratore unico Digitarca, e Flavio Galdi, Project Manager Etesias. Ha tenuto le conclusioni Antonio Marchiello, Assessore Attività Produttive, Lavoro, Demanio e Patrimonio della Regione Campania.

Dichiarazione di Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM: «La filiera delle Costruzioni ha un rilevante peso economico nel Mezzogiorno, rappresentando l’11,6 per cento del Pil complessivo. Oggi è in una fase di profonda trasformazione e ciò implica per le imprese significativi cambiamenti. In primis, l’esigenza di assecondare un mercato che guarda sempre di più alla dimensione green e ad un’edilizia sostenibile. Questo processo richiede però investimenti importanti in innovazione tecnologica e digitale.

E poi c’è il fattore dimensionale: nel Mezzogiorno sono ancora troppe le micro-imprese, mentre tutti i dati dimostrano che imprese più grandi sono meglio capaci di affrontare le sfide della competitività. Questi sono i driver di crescita di un comparto che, anche grazie all’elevato effetto moltiplicativo sul resto dell’economia, si è confermato in questi anni essere un traino della ripresa italiana e del Sud».

Dichiarazione di Angelo Lancellotti, presidente Acen: «Secondo le stime Ance nell’ultimo triennio in Italia (2021- 2023) gli investimenti in costruzioni hanno aumentato i livelli produttivi di circa 80 miliardi (+57 per cento ), recuperando quasi del tutto il gap produttivo dovuto alla ultradecennale crisi settoriale. Il Mezzogiorno ha partecipato significativamente a questa ripresa: al 2021 il contributo del Pil di settore (=investimenti in costruzioni) nelle regioni meridionali è pari al 15,7 per cento. Se però in questi anni il traino, è stato dato dal sistema dei bonus e, attualmente, dalla spesa del PNRR, è anche vero che bisogna guardare oltre.

Nel futuro delle costruzioni c’è un processo progressivo e irreversibile di ridefinizione di un settore considerato «maturo» che si trova a dovere riscrivere i propri connotati, a diversificare, potendo divenire uno dei principali attori dello sviluppo sostenibile. Per farlo occorre agganciare le sfide della modernità, particolarmente dei tre grandi asset di sviluppo degli anni 2000: la rigenerazione urbana, la transizione ecologica, la sostenibilità, la digitalizzazione e la innovazione tecnologica».

PRINCIPALI NUMERI DELLO STUDIO

La filiera delle costruzioni ha un ruolo economico e sociale molto significativo per il Paese e soprattutto nel Mezzogiorno.

➢ Il valore aggiunto in Italia è di 99,3 mld € al 2023, con un peso del 5,3 per cento sul Pil e che arriva al 10,5 per cento se si considerano gli effetti indiretti ed indotti del settore. Il peso è ancora più rilevante in termini di occupazione: 1,78 milioni di occupati, il 6,8 per cento sul totale ed oltre il 12 per cento se si considera tutta la filiera.

Il Mezzogiorno (ed ancor più la Campania) presenta un livello di specializzazione produttiva maggiore: il settore pesa sull’area l’11,6 per cento in termini di valore aggiunto ed il 13,3 per cento in termini di occupazione (in Campania rispettivamente 12,3 per cento e 14 per cento ). Importante è anche il contributo alla filiera nazionale, esprimendo il 25 per cento del VA ed il 30 per cento dell’occupazione italiana. Alla base c’è una presenza imprenditoriale non trascurabile che contribuisce alla competitività del Paese: 223,6 mila imprese al Sud (il 30 per cento del dato nazionale), delle quali il 31 per cento in Campania.

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È una filiera con un rilevante impatto sulla crescita economica del territorio. La filiera delle costruzioni è caratterizzata dalla sostanziale assenza del commercio internazionale e dal peso ridotto del commercio interregionale per cui gran parte della ricchezza generata dalla filiera resta nella regione di origine e ciò vale in modo particolare per il Mezzogiorno e per la Campania: l’85,6 per cento del Va generato dalla domanda di prodotti dell’edilizia resta nella regione contro l’83,9 per cento dell’Italia, in Campania si arriva al 91,6 per cento.

➢ L’industria delle costruzioni acquista un’ampia gamma di beni e servizi prodotti da altre industrie. Ne deriva che i moltiplicatori della spesa per la suddetta industria sono elevati, soprattutto al Sud dove, per ogni 100 € spesi nel settore, si generano 128,5 € di valore aggiunto (tra effetto diretto, indiretto e indotto), più della media nazionale (Italia 115,6 €, Campania 123,1€).

Nascono nuove sfide e opportunità. Le imprese dovranno confrontarsi con un nuovo scenario in cui sostenibilità, innovazione e adattamento alle nuove regole europee determineranno il successo e la competitività della filiera. Dalla Survey di SRM, si evince che:

1. La dimensione d’impresa è un fattore che incide sulle scelte del mercato di riferimento. Quasi i ¾ delle imprese più piccole del Sud si affidano al mercato regionale (in Italia 58,6 per cento ). Mentre i ¾ delle imprese più grandi opera in un mercato nazionale ed internazionale (in linea con la media italiana).

2. Le imprese del Sud preferiscono reti di fornitura «corte». Solo per il 45 per cento dei casi le imprese del Sud vanno oltre il mercato locale. La Campania si distingue per un dato più elevato, pari al 61,2 per cento, in linea con il dato nazionale (il 62 per cento ).

3. Al Sud ci sono meno imprese investitrici… La propensione ad investire del Mezzogiorno è di 17 punti inferiore alla media nazionale, ma il divario si riduce a solo 5 punti se si considerano le imprese più grandi.

4. …ma quelle che investono riescono comunque a farlo con una maggiore intensità. Si evidenzia che oltre il 20 per cento delle imprese meridionali investe più del 30 per cento del fatturato (in Italia il 16 per cento )

5. Prevalgono gli investimenti tradizionali, ma aumenta l’interesse per l’innovazione. Il 38 per cento delle imprese del Sud investe in innovazione e sostenibilità e, con una quota del 44 per cento, le imprese campane danno una spinta significativa (Italia 42,5 per cento ). Anche in questo caso, la dimensione conta: le imprese del Sud più grandi investono in innovazione in misura analoga a quelle nazionali (44,2 per cento contro 43,7 per cento ).

6. Più di una impresa su tre, nel Sud, investe in digitale (39,5 per cento in Italia), alimentata anche dal forte rapporto con i poli di ricerca sul territorio. Circa il 40 per cento delle imprese meridionali investe, infatti, nei legami con il sistema della ricerca pubblica e privata (Italia 31,3 per cento ).

7. Il 28 per cento delle imprese investe in sostenibilità, in linea con la media Italia. Significativo è che tra le principali motivazioni ci sono il miglioramento delle performance aziendali (63 per cento ) e l’adeguamento alla domanda di mercato (60 per cento ). Ciò conferma una crescente maturità strategica delle imprese della filiera.

8. Cresce la consapevolezza dell’importanza di adeguarsi alle sfide tecnologiche e di mercato. Le imprese del Sud per il prossimo futuro consolidano l’orientamento verso investimenti innovativi. Quasi 1 su 2 prevede un aumento dell’investimento in digitale nel prossimo triennio. Analoga è la proporzione di imprese che investiranno in sostenibilità (46 per cento contro una media Italia del 44 per cento ).

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